L’emergenza dettata dal virus Covid 2 ci ha messo di fronte alla nostra fragilità, al fatto che la natura si ribella, non può essere controllata.
La perdita di persone care, avvenuta a volte senza poterle vedere direttamente (perché ospedalizzate o in un centro anziani) non ci ha permesso di “salutarle” , tutto questo ci rende difficile accettarne l’evento.
Il lutto è sempre sofferenza, ha bisogno del suo tempo per essere elaborato, la nostra mente lo sa che la persona non c’è più fisicamente ma il nostro cuore .. no.
I riti del funerale, i saluti di parenti e amici non ci sono stati, una rapida benedizione della salma con pochi parenti stretti e poi ..fine! E’ importante prendersi uno spazio per poter “rivivere” i momenti trascorsi con la persona cara che non c’è più, ricordarne i suoi punti di forza e di debolezza per vederla nella sua interezza di individuo e poter “lasciarla andare”
Molte persone hanno perso i propri genitori, amici o parenti e questo ci ha rafforzato sull’idea del pericolo incombente, un pericolo “mortale” appunto.
La paura della morte è una paura oggettiva, reale, con cui fare i conti; viceversa l’angoscia di morte fa parte della nostra psiche, è una “morte” che è presente nel nostro immaginario e, spesso, segnala una scarsa relazione con la vita.
Oggi la paura della morte è un’esperienza collettiva: c’è una perdita di controllo della situazione, non c’è un modo per mettersi al sicuro
E’ importante fare i conti con questa angoscia (non solo di morte fisica ma anche, ad esempio, economica)
L’angoscia non deve essere vissuta come un nemico da curare, da far fuori, è importante mettersi in discussione, provare ad accettarla e…conviverci!
E’ importante, attraverso le angosce, costruire un cambiamento…anche partendo dal fatto che la o le persone di riferimento ( o a cui eravamo profondamente legati) non ci sono più
La situazione causata dal coronavirus ci ha messo di fronte alla PERDITA! Non solo della vita ma anche della nostra vita “riconoscibile” (lavoro, libertà, hobby…)
Fare i conti con la nostra fine significa “aver cura” della vita, spesso sono proprio i periodi duri che fanno crescere, che ci obbligano a una riflessione a fare il punto sulla nostra vita, senza subirla ma facendo di questo tempo un momento per una nostra crescita
Direi lavorare per la vita mentre si teme per la morte!
Alessandra Costa